ETF e ETC

Con il primo ETF Center in Italia, Fineco ti permette di investire su un'offerta ampissima di ETF (Exchange Traded Funds) e ETC (Exchange Traded Commodities). Semplici da gestire e  negoziare, trasparenti e convenienti, per operare con un click su Paesi, indici o settori.

In questa sezione trovi informazioni su:

  • ETF (Exchange Traded Fund) che racchiudono in un unico strumento finanziario, la trasparenza e la flessibilità di un titolo azionario, unite all'elevata diversificazione raggiungibile con un investimento in un fondo comune.

  • Exchange Traded Commodities (ETC): strumenti finanziari con i quali è possibile accedere a mercati particolarmente tecnici, quali quelli delle materie prime investendo su una singola materia prima (oro, petrolio, zucchero, soia, zinco) o su un determinato basket di commodities.

E con il Piano Replay, il servizio di investimento automatico, accumuli un capitale con piccoli investimenti mensili su ETF.

ETF

Cosa sono gli ETF?

Gli Exchange Traded Funds (ETF) possono essere definiti, traducendo letteralmente dall'inglese, come "fondi quotati sul mercato". Questa definizione deriva dal fatto che gli ETF sono sostanzialmente dei fondi di investimento le cui quote possono essere direttamente acquistate e vendute sul mercato azionario.

Per rendere più l'idea, gli ETF si possono considerare dei fondi "vestiti" da azioni e di questi due strumenti finanziari mantengono le proprietà più interessanti. Come qualsiasi azione, infatti, è possibile in ogni momento della seduta di borsa, comprare o vendere quote di un ETF al prezzo corrente di mercato. Rispetto ad un comune fondo di investimento, tale strumento è in grado di offrire quindi un maggior livello di trasparenza e di flessibilità, in quanto permette di monitorare costantemente l'andamento del proprio investimento. 

La possibilità di operare in modo diretto sul mercato permette, inoltre, di ridurre al minimo i tempi morti intercorrenti tra la decisione di investimento e l'effettiva realizzazione della stessa. Proprietà questa tanto più apprezzabile in situazioni estreme di mercato in cui l'impossibilità di operare in modo rapido può tradursi, nella migliore delle ipotesi, nella perdita di interessanti opportunità di profitto, quando non comporti invece un effettivo deprezzamento del valore del proprio capitale.

Dall'altra parte però, come i normali fondi comuni di investimento, gli ETF consentono, con un'unica transazione, di detenere un portafoglio molto ben diversificato. Lo stesso risultato sarebbe, invece, molto più difficile da perseguire da un normale investitore privato che investisse direttamente in titoli azionari, sia a causa dei costi di transazione, sia per il tempo che sarebbe necessario dedicare ad un investimento di questo tipo.
In conclusione, la peculiarità degli Exchange Traded Funds consiste nel racchiudere, in un unico strumento finanziario, la trasparenza e la flessibilità di un titolo azionario, unite all' elevata diversificazione ottenibile attraverso un investimento in un fondo comune.

Obiettivo di investimento
Fondamentalmente, gli ETF possono rientrare nella categoria dei fondi di investimento indicizzati. Tale tipologia di fondi, che hanno avuto un notevole successo oltre oceano (dove sono nati a partire dagli anni '70) sono, in realtà, molto meno comuni alla realtà italiana ed europea.
Come dice il termine "indicizzati", lo scopo di tali fondi non è, infatti, quello di offrire un rendimento superiore rispetto al benchmark di riferimento, ma bensì quello di replicare nel modo più accurato possibile un indice di mercato, sia esso azionario, obbligazionario o una commodity.
Come è possibile raggiungere tale obiettivo? Semplicemente detenendo le stesse azioni che fanno parte dell'indice di riferimento.
Per fare un esempio, acquistare un ETF sull'indice DJ Euro Stoxx 50 equivale a detenere un portafoglio costituito dai 50 titoli più importanti della zona euro. 

La storia

Nato come mercato per i titoli che non riuscivano a trovare spazio nel NYSE (New York Stock Exchange), nei primi anni '90, l'Amex iniziava a soffrire sempre più la crescente concorrenza del Nasdaq. Inoltre, tutti i progetti realizzati per incrementare il numero dei listing (quotazioni) erano risultati assolutamente insoddisfacenti. Si passò, dunque, a considerare l'ipotesi di quotare nuove categorie di strumenti finanziari e le prime attenzioni furono rivolte ai fondi comuni di investimento che, a quel tempo, diventavano sempre più popolari tra i risparmiatori privati.
Purtroppo, il design di questi prodotti mal si prestava ad una loro diretta quotazione sul mercato, soprattutto a causa delle enormi difficoltà che avrebbero incontrato i manager di tali fondi nel gestire repentine entrate ed uscite di denaro.
Il superamento di tale ostacolo si può ricondurre all'esperienza del campo delle commodity dove era usuale depositare merci, presso società depositarie, in cambio di ricevute di deposito (depositary receipts), che ne rappresentassero i relativi diritti proprietari. Questa procedura aveva permesso di vendere e acquistare le suddette merci in modo molto più diretto e veloce, semplicemente trasferendo le ricevute di deposito ad esse relative (una sorta di "buono" che rappresenti la proprietà).

Traslando questa logica sugli ETF, l'idea rivoluzionaria fu quella di creare un basket di titoli azionari che replicasse un determinato indice di mercato e di depositarli in cambio di ricevute di deposito.
Successivamente, ciascuna di tali ricevute sarebbe stata divisa in un numero elevato di titoli che si sarebbero poi potuti scambiare sul mercato come delle comuni azioni.
Fu così possibile vendere ed acquistare i titoli senza che ciò comportasse delle entrate o delle uscite per il fondo sottostante. Inoltre, chi avesse voluto, o meglio, chi lo avesse trovato profittevole, avrebbe potuto riunire i titoli a formare nuovamente la relativa ricevuta di deposito e cederla, in cambio del portafoglio sottostante.
Nacque così nel 1993 il primo e forse più famoso etf della storia, lo S&P 500 Depositary Receipts o "Spider" destinato a divenire il capostipite di innumerevoli altri prodotti come gli altrettanto celebri "Diamonds" e "Cubes" che replicano rispettivamente il Dow Jones Industrials e il Nasdaq 100.
La storia europea degli ETF è decisamente più breve, ma in pochi anni il mercato del vecchio continente è riuscito a raggiungere un numero di prodotti quasi pari a quello "a stelle e strisce"
Il primo ETF, basato sull'indice DJ EuroStoxx 50, viene quotato allo Xetra di Francoforte nel 2000. Poco dopo nasce l'ETF sull'indice nazionale FTSE 100, quotato invece a Londra. Dal settembre del 2002 anche l'Italia può contare sui suoi etf, quotati nel segmento MTF (Mercato Telematico Fondi) di Borsa Italia. Basta specificare il quantità di Etf (come nell'azionario) che si vuole acquistare/vendere e quindi cliccare su Ordina.  

Dentro un ETF...

Dal punto di vista di un investitore, un ETF è un'azione come un'altra, che assicura però, invece della partecipazione al capitale di rischio di una sola società quotata, il possesso di un portafoglio di titoli, tipicamente rappresentativo di un indice di mercato.
Per capire come questo sia possibile entriamo dentro il meccanismo che si trova alla base di un Exchange Traded Fund.

Come nasce una quota di un ETF?
In modo molto semplice, vengono acquistate delle azioni direttamente sul mercato, nella stessa proporzione in cui queste rientrano nell'indice di mercato che si vuole replicare.
Quindi, se ad esempio il peso di IBM nello S&P500 fosse del 10%, allora il portafoglio sottostante l'ETF sarebbe costituito, per il 10% del suo valore, da azioni IBM.
Una volta creato tale portafoglio, viene quindi collocato presso una banca depositaria, la cui funzione principale è quella di garantire l'effettiva esistenza del paniere di titoli che, come si può ben immaginare, è l'unico asset da cui deriva il valore delle azioni di un ETF.
Detto questo, dovrebbe essere chiara la stretta relazione che si instaura tra il prezzo di mercato degli ETF ed il valore del portafoglio ad esso sottostante.
E visto che tale portafoglio risulta essere assolutamente speculare a quello di un indice azionario, ne deriva come sia possibile che l'andamento del prezzo di mercato degli ETF segua in modo quasi perfetto quello dell'indice sottostante.

La replica dell'indice
Innanzitutto è necessario distinguere tra prezzo di mercato e Net Asset Value (NAV). Il prezzo di mercato viene ovviamente determinato dalle forze della domanda e dell'offerta, mentre il NAV rappresenta il valore del portafoglio sottostante che è, quindi, oggettivamente determinato dal valore dell'indice di mercato.
In effetti non c'è nulla che, di per sé, assicuri la convergenza tra il prezzo di mercato degli ETF, che è poi il prezzo al quale l'investitore può comprare o vendere azioni, ed il NAV, che è invece l'effettivo valore del portafoglio  investito.
Chiaramente, se il prezzo di un ETF fosse libero di fluttuare indipendentemente dal suo NAV, si introdurrebbe un ulteriore fattore di rischio per l'investitore: ad esempio dover vendere le proprie azioni ad un prezzo che non rispecchi il loro effettivo valore.
La convergenza tra prezzo di mercato dell'ETF ed il suo NAV è resa possibile dal fatto che gli ETF sono fondi di tipo aperto e non di tipo chiuso. Infatti, non solamente è possibile in ogni momento acquistare o vendere sul mercato azioni di un ETF, ma è anche possibile ogni giorno creare nuove azioni o redimere quelle esistenti in cambio dei titoli sottostanti. In sostanza, il numero di azioni non è determinato a priori, ma varia nel tempo.
Ciò permette agli investitori istituzionali autorizzati di operare come arbitraggisti, approfittando di eventuali disallineamenti di prezzo rispetto al valore effettivo dei titoli sottostanti.
Nel caso in cui il prezzo di mercato fosse inferiore al NAV, un arbitraggista potrebbe comprare azioni dell'ETF, cederle (quindi di fatto eliminandole) presso la banca depositaria in cambio dei titoli sottostanti e rivendere tali azioni sul mercato in modo da lucrare la differenza di prezzo. Allo stesso modo, se il prezzo fosse superiore a quello del NAV sarebbe possibile ottenere un guadagno certo, comprando i titoli che costituiscono il portafoglio sottostante, collocandoli sempre presso la banca depositaria in cambio di azioni dell'ETF (aumentandone il numero) ed infine rivendendo tali azioni sul mercato.
Chiaramente, il prezzo dell'ETF tenderà, nel primo caso, ad aumentare, riallineandosi così verso il NAV, finché non sarà più profittevole comprare ETF e vendere titoli. Nel secondo caso, invece, il prezzo dell'ETF tenderà a diminuire convergendo ancora una volta verso il NAV.
Tale meccanismo di arbitraggio fa sì che, nella sostanza, l'ETF sia praticamente equivalente all'indice sottostante.

Perchè scegliere gli ETF?

Gli ETF possiedono caratteristiche e proprietà che li rendono un prodotto sicuramente appetibile per gli investitori privati ed istituzionali, ma le principali possono ricondursi ad un'elevata efficienza e trasparenza: maggiore efficienza non solo perché gli ETF hanno commissioni estremamente basse ma anche perché il loro particolare design permette di eludere molti dei costi in cui inevitabilmente incorrono le gestioni attive. Gli ETF, infatti, si caratterizzano per costi nettamente inferiori all'1% , generalmente compresi tra lo 0.20% e lo 0.60%.

La semplicità del meccanismo di creazione di un'azione ETF permette di risolvere molti dei problemi gestionali e dei costi connessi al flusso di nuove sottoscrizioni e di riscatti che interessano i normali fondi comuni d'investimento: l'investitore che vuole investire in un ETF, infatti, non deve fare altro che rivolgersi al mercato senza che la sua decisione di investimento/disinvestimento penalizzi gli altri investitori, come può avvenire nei fondi comuni.
Gli ETF si caratterizzano anche per un elevato livello di trasparenza poiché, replicando in modo fedele un indice di mercato, permettono a coloro che vi investono di conoscere in modo esatto ed inequivocabile come sarà investito il proprio denaro: esposizione settoriale, geografica, ma anche i singoli titoli ed il loro peso in portafoglio.
Attraverso l'acquisto di un ETF l'investitore privato può ottenere quindi un'ottima diversificazione del proprio portafoglio attraverso un'unica transazione e può, attraverso le quotazioni di mercato, monitorare in qualsiasi momento della seduta di negoziazione il valore del proprio investimento.

Gli ETF sono inoltre caratterizzati da un'ottima efficienza fiscale in quanto rimettono all'investitore la scelta del momento in cui pagare le tasse, esattamente come avviene per i "classici" titoli azionari: l'investitore realizza reddito tassabile solo quando decide di vendere i titoli detenuti. Ricordiamo che, in ottica fiscale, la strategia vincente è quella di ritardare il più possibile il momento in cui si dovranno effettivamente pagare le tasse in modo da non perdere anche il rendimento aggiuntivo che si sarebbe potuto ottenere su tali flussi di cassa in uscita.
Proprio per le sua semplicità (replica degli indici di mercato), trasparenza, efficienza e i bassi costi che lo caratterizzano, questo prodotto si presenta come lo strumento più "democratico" attualmente disponibile sul mercato: l'ETF permette infatti al retail di beneficiare delle opportunità di investimento fino ad oggi disponibili solo per gli investitori istituzionali.

Asset allocation

La presenza di un mercato degli ETF, da un lato, facilita l'investitore per il controllo dei costi, prodotti estremamente competitivi, dall'altro, tuttavia, lascia all'utilizzatore la scelta di quale sia il mercato ideale nel quale investire. È un punto centrale nel mondo degli ETF, perché si può considerare l'investimento un po' come un viaggio e spetta al viaggiatore decidere, e capire, quale sia la meta ideale del proprio itinerario.
Nel "suo viaggio" l'investitore deve scegliere quale sia il rischio e, soprattutto, quali siano i fattori di rischio ai quali esporsi (azionario, obbligazionario, immobiliare, ecc.), conscio del fatto che la sola definizione di azionario è di per se molto generica, in quanto al suo interno ricadono sia dimensioni geografiche (si pensi all'Italia, Europa area euro, Europa allargata, Stati Uniti, Globale), sia dimensioni di tipo settoriale (farmaceutico, industriale, finanziario, ecc.).

Il punto centrale è una presa di coscienza da parte dell'investitore della responsabilità che cade su di lui nel momento in cui decide come investire il proprio denaro.
Gli ETF creano le basi affinché il problema venga spostato "a monte" e l'investitore dedichi maggior tempo alla ricerca e alla definizione del proprio profilo di rischio. La fase successiva si attiva nella scelta di uno o più prodotti con le caratteristiche desiderate.
Nei mercati finanziari, come nell'esperienza di tutti i giorni, vale, salvo rare eccezioni, la regola che ad un maggior rischio si associa un maggiore rendimento, la considerazione è utile per aiutarci a capire dove allocare parte del denaro e in quali proporzioni.

Due domande turbano i sonni di chi deve effettuare una scelta di asset allocation:

  • Quali sono i pesi ottimali da assegnare alle varie classi di investimento?
  • Qual è l'importanza da assegnare ai vari mercati azionari mondiali?

La premessa è che ognuno di noi avrà delle necessità diverse e non è possibile generalizzare, anche se si riesce a suddividere gli investitori in alcune macro classi. A titolo puramente indicativo l'investitore può farsi un'idea di quale categoria appartenga osservando i portafogli di ETF presenti nell'apposita sezione.
Un aspetto particolarmente importante da precisare è che spesso si riconduce la scelta del proprio "portafoglio tipo" unicamente alla propria attitudine verso il rischio. L'aspetto psicologico è di certo una variabile da prendere in considerazione, ma sicuramente non l'unica e probabilmente non la più importante.
Lo sforzo che ogni investitore dovrebbe fare prima di valutare un'opportunità di investimento è di quantificare il più possibile i ricavi e le spese che potrebbero susseguirsi nel corso della sua vita: ad esempio le prospettive lavorative, la necessità di acquistare una casa, la necessità di una copertura previdenziale ulteriore, e via dicendo...
Il compito non è certo dei più agevoli ma riuscire ad avere almeno delle idee generali e delle linee guida può aiutare molto nel prendere la decisione di investimento più adatta alle proprie esigenze e consente anche di convivere in modo più rilassato e consapevole con l'andamento dei propri investimenti.

Come scegliere un ETF?

Dalla scelta dell'asset allocation dipende gran parte della performance futura di un investimento: di conseguenza l'investitore deve dedicare molta attenzione a questo aspetto, definendo con estrema cura il peso da dare in portafoglio a titoli obbligazionari piuttosto che azionari, ad azioni domestiche o internazionali, a titoli small cap o blue chip...
La scelta dell'asset allocation dipenderà principalmente dalla propensione al rischio dell'investitore, dall' orizzonte temporale dell'investimento, dalle finalità e dalle specifiche preferenze di colui che effettua l'investimento.
La fase successiva alla scelta dell'asset allocation consiste nella scelta dell'indice a cui legare il proprio investimento. In alcuni casi esistono ETF che hanno come sottostante indici di mercato differenti ma sostanzialmente fungibili: a Milano, ad esempio, sono quotati ETF con sottostante sia l'indice MSCI Euro sia il DJ Eurostoxx 50.
Inoltre, chi volesse detenere un portafoglio diversificato a livello internazionale può scegliere tra l'alternativa di acquistare direttamente un ETF globale e quella di "costruirselo in casa" utilizzando più ETF nazionali o regionali.

Dopo aver scelto l'asset allocation e gli indici attraverso i quali implementare la strategia d'investimento, il passo finale si concretizza nella scelta dell'ETF.
A tal proposito è utile prendere in considerazione questi tre aspetti:

Il livello di diversificazione
Un attento investitore, prima di acquistare un ETF, dovrebbe analizzare con attenzione i titoli che costituiscono l'indice di riferimento per capire il suo grado di concentrazione, il peso dei vari settori ed, eventualmente, la ripartizione geografica (quando si decide di legare il proprio investimento ad indici regionali o internazionali).

I costi di gestione annui
A parità di altre condizioni è utile orientarsi verso ETF caratterizzati da bassi costi di gestione. Sebbene i costi di commissione degli ETF siano sempre inferiori all'1% (in Italia variano dallo 0.20% allo 0.95%) anche piccole differenze possono influire in maniera considerevole sul rendimento dell'investimento, soprattutto in un'ottica di medio - lungo termine.

Il differenziale denaro-lettera
Gli ETF si acquistano e si vendono sul mercato come un qualsiasi titolo azionario e, proprio come i titoli azionari, presentano una differenza tra il prezzo di acquisto (bid) e il prezzo di vendita (ask). Lo spread bid - ask si definisce come la differenza tra questi due prezzi e rappresenta il profitto trattenuto dal market maker per assicurare un adeguato livello di liquidità al mercato. Per quanto riguarda gli ETF quotati in Italia, Borsa Italia impone che tale differenziale non possa essere superiore all'1% (per alcuni ETF sono stati posti limiti leggermente diversi), ma nella realtà gli spread applicati sono decisamente inferiori a questo limite.
Come per i costi di gestione anche in questo caso, a parità di altre condizioni, la scelta deve orientarsi verso ETF caratterizzati da spread bid - ask più bassi. 

Quali sono i costi di gestione di un ETF?

Data la particolare strategia di investimento, sostanzialmente molto semplice e che non richiede una particolare attività di ricerca e di gestione, gli ETF si caratterizzano per costi di gestione molto bassi, generalmente compresi tra lo 0,10% e lo 0,90%, inferiori anche di 10 volte e più rispetto a quelle dei normali fondi comuni di investimento. Inoltre non sono previste commissioni di entrata, di uscita o di performance. 

Il meccanismo di addebito dei costi di gestione è speculare a quello dei fondi comuni di investimento. Essi vengono infatti calcolati su base giornaliera come percentuale del patrimonio complessivamente gestito e quotidianamente scalati dal valore effettivo del fondo. Se ad esempio i costi di gestione di un ETF fossero pari allo 0.50% l'anno, ogni giorno lo 0.00137% (0.50%:365) del valore del patrimonio gestito verrebbe sottratto dal fondo e incassato dalla società di gestione dell'etf.
Questo significa che sia il prezzo, sia il NAV (Net Asset Value), appunto il valore della quota del fondo (o dell'ETF ) al netto dei costi, tengono già in considerazione i costi via via retrocessi alla casa di gestione. In ultima istanza ciò significa che di fatto gli investitori pagheranno i costi di gestione soltanto in proporzione ai giorni durante i quali hanno effettivamente detenuto le azioni dell'ETF. 

Strategie di investimento

L'acquisto di un ETF consente con una sola operazione di ottenere un investimento molto diversificato. Ma gli ETF sono anche degli strumenti molto flessibili che permettono di implementare a basso costo molte strategie di investimento, dalle più semplici alle più sofisticate.

Il fatto che gli ETF siano degli investimenti di tipo passivo o ad indice non implica infatti che essi non possano essere utilizzati in modo attivo, anzi rappresentano i "mattoni" per costruire la strategia di investimento che più si addica alle esigenze e alle preferenze di qualsiasi investitore.
Ecco alcune idee per realizzare portafogli efficienti con gli ETF.

Core - Satellite
Le macro tendenze nei mercati finanziari sono premianti e sia la storia sia la teoria insegnano come nel lungo periodo i mercati azionari offrano un rendimento superiore rispetto alle altre classi di investimento, al prezzo però di una maggiore rischiosità. Inoltre è più efficiente rimanere costantemente investiti sul mercato piuttosto che entrarvi ed uscirvi continuamente perché nel primo caso si riduce, a parità di rendimento atteso, la volatilità complessiva del portafoglio.
La filosofia alla base di una strategia Core - Satellite è quella di coniugare i vantaggi di un investimento ad indice con quelli di una gestione attiva.
Essa consiste fondamentalmente nel dividere in due parti l'ammontare complessivamente investito: una parte Core, che rappresenti il cuore dell'investimento e che rispecchi la scelta di asset allocation di base dell'investitore, e una parte Satellite costituita da investimenti specifici per profittare delle eventualità opportunità di investimento che man mano si presentano sui mercati.
Il vantaggio di una tale strategia è che consente un più efficace controllo del rischio in quanto la porzione più cospicua del portafoglio è costantemente investita secondo il proprio specifico profilo di rischio, senza però rinunciare alla possibilità di aggiungere valore al proprio investimento prendendo delle posizioni attive su particolari fasi di mercato o su specifici titoli, settori o mercati.
Chiaramente gli ETF rappresentano lo strumento ideale per la parte Core dell'investimento in quanto replicano in modo affidabile un indice di mercato e costano meno di qualsiasi altro strumento finanziario equivalente. Come vedremo gli ETF possono però essere utilizzati anche in modo attivo e quindi entrare a pieno titolo nella parte Satellite di un portafoglio finanziario.

Rotazione settoriale e geografica
Lo stock picking, ossia la capacità di individuare il titolo giusto al momento giusto, non è l'unica alternativa a disposizione di chi vuole "battere" il mercato.
In alcuni casi l'interesse di un investitore si può infatti soffermare su un determinato settore o su un determinato mercato, ma non su uno specifico titolo.
La vasta gamma di ETF disponibili permette con una sola transazione di investire in modo diretto in uno specifico settore (tecnologia, bancario, energia) o mercato (Euro, USA, Mercati Emergenti) senza dover prendere posizione su uno solo o comunque un numero limitato di titoli.
Così facendo si limita il rischio che una giusta intuizione venga disattesa a causa dell'andamento di pochi titoli che risentono non solo dello stato del mercato di riferimento ma anche di fattori specifici.
Ad esempio se si desiderasse investire nel settore delle biotecnologie perché limitarsi ad acquistare un solo titolo quando è possibile con un ETF investire in un colpo solo nell'intero mercato biotech USA?
Come si vede, con gli ETF lo spettro di possibilità a disposizione degli investitori si ampia enormemente.

Trading
Spesso si associa agli ETF una filosofia di investimento improntata al lungo periodo, ma non è così... anzi forse uno degli ETF più noti al mondo, il "cubes" con sottostante l'indice Nasdaq 100, è passato alla storia proprio per l'elevato utilizzo che ne facevano i traders intraday USA negli anni d'oro del settore tecnologico verso la fine degli anni '90: non a caso il QQQQ è tuttora l'etf con i maggiori volumi giornalieri nel mondo.
Adoperando gli ETF è possibile effettuare delle "scommesse macroeconomiche" e beneficiare anche di movimenti di breve periodo di interi mercati. Si tratta di opportunità di investimento altrimenti difficilmente sfruttabili in assenza di uno strumento finanziario come gli ETF che consenta di prendere rapidamente posizione su interi paesi, regioni mondiali o settori. 
Infine su indici caratterizzati da elevata volatilità come i mercati emergenti o la tecnologia, è possibile operare anche su base intraday e "giocare" sulla notevole erraticità dei corsi azionari.

PAC
Replicare un Piano di Accumulo (PAC) in ETF è semplice e può avere notevoli vantaggi soprattutto per gli investitori meno esperti.
Una volta scelto un ETF o una combinazione di ETF che sia coerente con la propria avversione al rischio, un investitore non deve far altro che investire periodicamente un ammontare prefissato nel portafoglio di ETF precedentemente individuato.
La frequenza del versamento dipende dalle preferenze e disponibilità dell'investitore, ma di norma si va da una frequenza mensile ad una annuale.
Tale strategia è ideale per chi non avesse l'immediata disponibilità dei capitali da investire e per chi volesse strutturare una forma personalizzata di risparmio.
Il vantaggio tipico di questa strategia è quello che, distribuendo l'investimento lungo tutto l'arco temporale e in modo indipendente dall'andamento dei mercati, si riduce il rischio di comprare sugli "alti" e di vendere sui "bassi" di mercato.

Capitale protetto
Nel lungo periodo le azioni consentono di ottenere maggiori soddisfazioni, ma molti investitori non vogliono mettere a rischio il capitale investito... come coniugare queste due esigenze?
Le obbligazioni che permettono di ottenere solo a scadenza i frutti dell'investimento senza pagare interessi durante la loro vita si chiamano zero coupon e sono abbastanza diffuse sul mercato. Quotano a sconto sul valore nominale e a scadenza pagano 100. Chiaramente il loro prezzo sarà determinato da livello dei tassi di interesse e dalla durata dell'investimento.
Individuando il giusto mix di zero coupon e di etf è possibile costruire un portafoglio che a scadenza dell'investimento assicuri con certezza almeno il capitale inizialmente investito... come?
Ipotizziamo che un investitore voglia costruire un portafoglio a capitale protetto per un orizzonte temporale di 10 anni e che sul mercato per questa particolare scadenza sia quotata una zero coupon al prezzo di 61, che rispecchia un livello dei tassi di interesse pari al 5%.
Investendo il 61% del proprio capitale nella zero coupon sarà così certo che a scadenza esso si sarà trasformato nel 100%, ossia nel capitale inizialmente investito.
Il rimanente 39% potrà invece essere investito in un portafoglio di ETF e quindi partecipare ad un eventuale apprezzamento dei mercati azionari.
Due sole ma importanti precisazioni per chi fosse interessato ad un investimento strutturato in questo modo.
Innanzitutto la garanzia del capitale investito è assicurata solo a scadenza dell'investimento e non durante la vita dello stesso.
Secondariamente, data la funzione di garanzia cui assolve la zero coupon è fondamentale che l'emittente si caratterizzi per uno stato di solvibilità molto elevato, ad esempio una organizzazione soprannazionale come la Bei.

Come funziona la compravendita di un ETF?

L'acquisto o la vendita di Exchanged Traded Funds - Etfs - è riservato soltanto ai titolari di un conto corrente Fineco.
La modalità e la procedura di acquisto di un ETF riproducono quelle  per l'acquisto e la vendita dei titoli. 

Per acquistare un ETF devi: 

  Entrare nell'area riservata agli ETF sul sito, che troverai nell’area Mercati e Trading 

  Selezionare tra gli ETF presenti nell’ETF center o nella Ricerca ETF quello che si desidera comprare;

per esempio, cliccando su un ETF, comparirà la seguente schermata 

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  Cliccando su Ordina, comparirà la seguente maschera

 

Basta specificare la quantità di Etf (come nell'azionario) che si vuole acquistare/vendere e quindi cliccare su Continua

Una volta inoltrato al mercato l'ordine di acquisto, potrai monitorarne lo stato di esecuzione nel Monitor Ordini dei titoli e, allo stesso modo, nel portafoglio titoli  potrai controllarne l'andamento in termini di profitti e perdite.

La procedura di vendita dei titoli azionari vale anche per la vendita di ETF.

Fiscalità e ETF

Dal 9 aprile 2014, l’entrata in vigore del D.lgs 44 del 4 marzo 2014 in recepimento della direttiva europea 2011/61/UE AIFM (Alternative Investment Fund Managers), ha modificato il regime fiscale applicato agli ETF armonizzati e non. Tale decreto rappresenta una semplificazione perché elimina la doppia imposizione fiscale basata sul differenziale di prezzo e sul differenziale Nav e prevede che tutti i guadagni siano da considerare redditi da capitale.

Come funzionava in precedenza
I proventi derivanti dagli ETF generavano due differenti tipologie di reddito:
• Redditi da capitale: derivanti dai dividenti percepiti e in caso di vendita dall’incremento di valore netto (delta Nav) delle quote (differenza fra Nav del’ETF nel giorno di vendita e quello nel giorno di acquisto);
• Redditi diversi: capital gain/capital loss dati dalla differenza fra prezzo di acquisto e di vendita, meno il delta Nav.

Nuovo regime fiscale dal 9 aprile 2014
Dal 9 aprile 2014 tutti i proventi (positivi) sono trattati come reddito di capitale mentre tutte le eventuali minusvalenze sono trattate come reddito diverso.
Sia i proventi positivi che le minusvalenze sono calcolate sulla differenza tra prezzo di acquisto ed prezzo di vendita dell’ETF, indipendentemente dal valore del NAV dell’ETF che non risulta più rilevante ai fini fiscali.

Nel caso la posizione si sia formata sulla base di molteplici acquisti, il prezzo di acquisto sarà calcolato come “prezzo medio ponderato per la quantità”, cioè sulla base dei prezzi di acquisto realizzati sul mercato e ponderati per le quantità.
Resta immutata l’impostazione fiscale dei proventi periodici distribuiti dagli ETF (dividendi) che sono sempre considerati “redditi di capitale” e come tale non utilizzabili per recuperare eventuali minusvalenze e quindi accreditati all'investitore al netto della ritenuta d'imposta.
La tassazione degli ETF diventa quindi uguale a quella dei fondi comuni di investimento.

Nota: Nessuna modifica è prevista per la tassazione degli ETC dove le plusvalenze sono considerate “reddito diverso” e quindi compensabili con eventuali precedenti minusvalenze.

Inoltre, il 24 aprile 2014, il Decreto Legge n. 66/2014 ha stabilito che, a partire dal 1° luglio 2014,  è entrato in vigore un aumento generalizzato della tassazione delle rendite finanziarie con l’applicazione di nuova aliquota del 26% (che sostituisce quella corrente del 20%) sia con riferimento ai redditi di capitale (interessi e altri proventi) sia con riferimento ai redditi diversi (plusvalenze).
Ciò implica che, in caso di guadagno generato dalla vendita di un ETF, la parte maturata fino al 30.6.2014 resta tassata al 20%, mentre la sola eccedenza viene tassata al 26%.
Analogamente, in caso di minusvalenza, solo la minusvalenza rispetto al valore della quota al 30.6.2014 viene computata in misura piena ai fini della deducibilità.

Nota
Il risultato maturato sia ante che post 30.6.2014, deve tener conto della percentuale di investimento in Titoli Stato i cui redditi mantengono l’aliquota ridotta al 12,50%.
 Per gli ETF che hanno una componente obbligazionaria, la tassazione verrà ponderata rispetto alla percentuale dei Titoli di Stato componenti l'ETF. 
Se ad esempio, un ETF è composto al 40% da Titoli di Stato e al 60% da azioni, i redditi saranno tassati: 
- per il 40% (componente obbligazionaria) al 12,5%
- per il 60% (componente azionaria)  al 26%.

Fiscalità e ETF (fino al 09.04.2014)

Il regime fiscale degli ETF è equiparato, in Italia, a quello degli OICR (Organismi di Investimento Collettivo).

I proventi derivanti dagli ETF rientrano in due differenti tipologie di reddito:

  redditi da capitale: derivante dai dividendi percepiti e dall'incremento di valore netto delle quote (NAV)
 
  redditi diversi: ossia il capital gain/capital loss derivante dalla discrepanza tra i prezzi di compravendita ed il valore effettivo delle quote, misurato tramite i NAV dei giorni in cui vengono effettuate le transazioni.

I redditi da capitale, oltre ai dividendi eventualmente percepiti, sono pari alla differenza tra il valore del NAV del giorno in cui le quote dell'ETF sono state vendute ed il valore del NAV del giorno in cui le quote dell'ETF sono state acquistate. La differenza viene usualmente definita "delta NAV".
I redditi diversi, invece, si ottengono sottraendo il delta NAV dalla differenza determinata dal prezzo di vendita dell'ETF ed il prezzo di acquisto dello stesso.
Formalizzando il tutto otteniamo:

Reddito da capitale = (Navv - NAVa)
Reddito diverso = (Pv - Pa) - (NAVv - NAVa)

dove

Pa = il prezzo di acquisto pagato in Borsa;
NAVa = il valore (NAV) della quota del giorno di acquisto;
Pv = prezzo di vendita incassato in Borsa;
NAVv = valore (NAV) della quota del giorno di vendita.

Per chiarire il concetto facciamo un esempio numerico ipotizzando che:

  la quota sia stata acquistata al prezzo di 100€

  il NAV della quota al momento dell'acquisto fosse di 96€

  il prezzo di vendita della quota sia di 120€

  il NAV della quota al momento della vendita sia di 110€.

Il reddito da capitale sarà pari alla differenza tra il NAV della quota alla vendita ed il NAV della quota all'acquisto:
Reddito da capitale = (NAVv - NAVa) = (110 -96) = 14

Il reddito diverso (capital gain-loss) sarà pari alla differenza tra i prezzi d'acquisto e di vendita, al netto del delta NAV:

Reddito diverso = (Pv - Pa) - (NAVv - NAVa)
     = (120 - 100) - (110 - 96) = 6

A seconda che l'ETF sia armonizzato (quotato a Milano, per intenderci) o non armonizzato (quelli quotati all'Amex, ad esempio) varierà l'aliquota d'imposta applicata in sede di tassazione.
Per un ETF armonizzato e per un investitore che scelga un regime fiscale amministrato, la banca applicherà sui redditi da capitale e sui redditi diversi una ritenuta a titolo d'imposta con aliquota del 20%.
Più sfavorevole il regime fiscale relativo agli ETF non armonizzati.
Sempre in ipotesi di regime fiscale amministrato, la banca applicherà ai "redditi da capitale" una ritenuta a titolo di acconto del 20% , ma tali redditi dovranno poi essere indicati in sede di dichiarazione dei redditi e saranno assoggettati ad aliquota marginale sul reddito. Sui redditi diversi, invece, l'intermediario applicherà un'imposta sostitutiva del 20% e tali redditi non dovranno essere indicati in sede di dichiarazione dei redditi.
A livello fiscale, quindi, gli ETF non armonizzati risultano penalizzati rispetto a quelli armonizzati in quanto i redditi da capitale sono assoggettati all'aliquota marginale, di norma superiore al 20%.

Ciò fa sì che, almeno per adesso, i privati dovrebbero rinunciare ad investire negli ETF non armonizzati, specialmente quando esista l'ETF equivalente armonizzato. Per distinguere un ETF armonizzato da uno non armonizzato è necessario leggere il prospetto informativo e il regolamento ma, volendo semplificare, possiamo affermare che tutti gli ETF quotati al di fuori dell'Unione Europea non sono armonizzati. La gran parte degli ETF quotati nei Paesi dell'area euro sono armonizzati. In particolare tutti gli ETF quotati in Borsa Italia sono armonizzati. Su Xetra ed Euronext, invece, è necessaria maggiore cautela essendo quotati anche prodotti non armonizzati.

Parole chiave

ETF: gli Exchange Traded Funds, letteralmente dall'inglese fondi quotati sul mercato, sono dei fondi che è possibile acquistare o vendere come qualsiasi titolo azionario.

Benchmark: l'indice di mercato (azionario o obbligazionario) che viene replicato dall'ETF.

Tracking Error: la differenza tra il prezzo dell'ETF e quello del benchmark.

NAV: Net Asset Value, ossia il valore patrimoniale di una quota dell'etf al netto dei costi. E' valorizzato su base giornaliera e riferito alla chiusura della seduta di borsa precedente. Viene anche calcolato in real time durante le sedute di mercato (iNAV).

Market Maker (MM): si tratta del soggetto istituzionale incaricato di offrire un livello di liquidità adeguata sul book di un ETF.

TER: Total Expense Ratio il costo complessivo annuale dell'ETF, espresso come percentuale sul patrimonio gestito.

Spread denaro lettera: la differenza tra la migliore proposta in vendita ed in acquisto in un dato momento di borsa. E' una componente dei costi in cui si incorre investendo in ETF.

Management fee: è la commissione retrocessa alla società di gestione. Costituisce una voce importante all'interno del TER.

Asset allocation: è il processo finalizzato ad individuare gli investimenti idonei per conseguire una determinata strategia. Il punto di approdo è la ripartizione del proprio patrimonio in un determinato numero di ETF.

Diversificazione: processo finalizzato alla riduzione del rischio conseguita attraverso la ripartizione dei propri investimenti tra molteplici categorie di investimento, che si ritiene possano reagire in modo difforme al cambiamento del contesto di mercato. La finalità del procedimento è contenere le oscillazioni del portafoglio investito.

Gestione attiva: si tratta di una strategia finalizzata ad investire in attività finanziarie ritenute sottovalutate e viceversa vendere quelle sopravvalutate, sovrappesando oppure sottopesando l'esposizione rispetto ad un benchmark di riferimento.

Gestione passiva: partendo dal presupposto dell'efficienza dei mercati finanziari, piuttosto che effettuare valutazioni di merito sui singoli titoli, persegue una strategia di replica di particolari indici di attività finanziarie. Gli ETF perseguono questa strategia.

Commissioni di ingresso/uscita: sono sostenuti dai sottoscrittori di prodotti del risparmio gestito, al momento dell'inizio e al termine dell'investimento. Tali esborsi non sono previsti negli ETF.

Commissioni di performance: sono sostenuti dai sottoscrittori di prodotti di investimento a gestione attiva, qualora le performance conseguite siano, durante un periodo predefinito, superiori a determinati benchmark. Sono tipologie di costi non presenti negli ETF.

ETC

Gli Exchange Traded Commodities (ETC) sono strumenti finanziari emessi a fronte dell'investimento diretto dell'emittente o in materie prime fisiche o in contratti derivati su materie prime. Il prezzo degli ETC è, pertanto, legato direttamente o indirettamente all'andamento del sottostante.

Gli ETC nascono per offrire agli investitori strumenti semplici da gestire e negoziare con i quali accedere a mercati particolarmente ostici e tecnici, quali quelli delle materie prime. Gli ETC consentono di investire su una singola materia prima (oro, petrolio, zucchero, soia, zinco) o su un determinato basket di commodities.

Gli ETC sono molto simili agli ETF:

 - condividono la medesima filosofia d'investimento. ETC ed ETF sono strumenti trasparenti la cui funzione è quella di replicare l'andamento di un sottostante 
 - su entrambi gli strumenti esiste un mercato primario, riservato ad investitori professionali, ed uno secondario in cui vengono negoziati i titoli al prezzo determinato dalla migliore proposta in acquisto ed in vendita;
 - le negoziazioni di ETF ed ETC avvengono in continuo dalle ore 09.00 alle ore 17.30, con un'asta di apertura dalle 08:45 alle 09:04 e un'asta di chiusura dalle 17:30 alle 17:35. Inoltre per entrambi è prevista la presenza di un market maker e di un liquidity provider, lo spread massimo bid-ask è prefissato;
 - i costi di gestione sono bassi, inferiori all'1% e non vi sono costi di entrata o uscita (eccetto le commissioni di negoziazione) oppure commissioni di performance.

I due strumenti presentano differenze di natura giuridica e fiscale.
Gli ETC sono titoli senza scadenza emessi da una società veicolo a fronte dell'investimento diretto nella materia prima o dell'investimento in contratti su merci stipulati dall'emittente con operatori internazionali di elevato standing.

Il trattamento fiscale previsto per gli ETC è uguale a quello previsto per le azioni, per gli strumenti derivati e dei certificati.
Rispetto agli ETF, gli ETC, non essendo fondi, non presentano la distinzione tra reddito da capitale (differenza tra NAV di vendita e d'acquisto, solo se positiva) e redditi diversi (la differenza tra i prezzi di vendita e di acquisto al netto del reddito di capitale se positivo). Mentre i redditi positivi prodotti da ETC, come detto, sono interamente compensabili con perdite pregresse, per gli ETF questo vale solo per la componente riconducibile ai redditi diversi.

Costi e fiscalità degli ETC

I costi degli ETC sono rappresentati dalle commissioni di gestione (comprese tra lo 0,40% e lo 0,50% a livello annuo), dallo spread bid-ask (per gli ETC più liquidi il differenziale massimo è pari all'1%, mentre per quelli legati ad una singola materia prima può arrivare fino al 3%) ed alle spese di negoziazione pari:

- Allo 0,19% (min. 2,95€ max 19€) per eseguito per i conti aperti prima dell'1.10.2015

- Ad una commissiona fissa (min. 2,95€ max 19€) per eseguito per i conti aperti dopo l'1.10.2015

Il trattamento fiscale previsto per gli ETC è quello in vigore per i titoli azionari,  per gli strumenti derivati o per i certificati. Per chi ha adottato il regime amministrato è prevista dunque la tassazione dei profitti al netto di eventuali crediti di imposta pregressi all'aliquota del 26%, con l'intermediario, Banca Fineco, che opera come sostituto d'imposta; le perdite invece sono compensabili con profitti realizzati nei successivi 4 anni.
 
Rispetto agli ETF, gli ETC, non essendo fondi, non presentano la distinzione tra reddito da capitale (differenza tra NAV di vendita e di acquisto, solo se positiva) e redditi diversi (la differenza tra i prezzi di vendita e d'acquisto al netto del reddito di capitale se positivo). Mentre i redditi positivi prodotti da ETC, come detto, sono interamente compensabili con perdite pregresse, per gli ETF questo vale solo per la componente riconducibile ai redditi diversi: di fatto, dunque, gli ETC godono di un vantaggio fiscale rispetto agli ETF.

Piano Replay

Replay è il sistema di investimento automatico che ti consente di accumulare un capitale su uno o più ETF attraverso piccoli investimenti mensili. Si tratta di una variante innovativa del classico Piano di accumulo del capitale (o PAC): scegli tu gli ETF su cui vuoi investire e indica quanto vuoi investire ogni mese su ogni singolo ETF. Replay investirà per te in automatico le somme indicate addebitandoti un costo fisso al posto delle ordinarie commissioni di negoziazione.  

Perchè scegliere il sistema Replay?

Un Piano di Investimento in ETF consiste nell'investire delle somme predefinite, con una determinata frequenza, in un portafoglio composto esclusivamente da Exchange Traded Funds (ETF).

Il vantaggio di questa soluzione di investimento risiede principalmente in una delle proprietà più significative degli ETF: i bassi costi di gestione che caratterizzano questi prodotti finanziari. Rispetto ai fondi comuni di investimento, gli ETF hanno costi di gestione molto inferiori, il che fa di essi il prodotto ideale per costituire un Piano di Investimento, data l'importanza del controllo e contenimento dei costi quando si effettua un investimento con finalità di risparmio e accumulo di capitale nel medio-lungo periodo.
Con il sistema Replay di Fineco, inoltre, il risparmio si estende anche alle commissioni di negoziazione: attivando un Piano Replay si paga infatti un canone mensile fisso che, suddiviso tra gli ETF inclusi nel piano, si traduce in una commissione unitaria notevolmente inferiore a quella ordinaria. Il vantaggio è significativo soprattutto per gli ETF esteri.

Come scegliere il tuo Replay

Nello scegliere la composizione del Piano è determinante l' ammontare mensile che si intende destinare all'investimento.

Per somme non elevate, non superiori ai 200-300 euro mensili, è preferibile orientare la scelta verso un portafoglio costituito da un solo ETF. Si tenga comunque presente che ciò non limita necessariamente la diversificazione effettiva del portafoglio, in quanto anche un solo ETF può avere come sottostante un indice composto da un numero molto elevato di titoli (si pensi allo S&P500, al Russell 1000, o all'MSCI Pan Euro, solo per fare alcuni nomi). E' importante che il benchmark dell'ETF sia costituito da un indice ben diversificato, evitando prodotti specifici o di nicchia quali ETF settoriali o mercati emergenti, poco adatti a costituire il fulcro di un portafoglio di investimento. Ci si può orientare nella scelta sia su ETF con focus l'area euro, sia su prodotti maggiormente diversificati a livello geografico come gli indici sul mercato europeo e globali. In questi ultimi due casi è però decisivo porre molta attenzione all'esposizione valutaria complessiva del portafoglio.

Qualora il capitale da investire fosse più ingente, indicativamente dai 300 ai 1000 euro al mese, è possibile passare alla realizzazione di portafogli più complessi e diversificati. Utilizzando ad esempio 5 ETF si possono creare dei portafogli dal maggior livello di personalizzazione. Il seguente esempio può delucidare i vantaggi insiti in tale soluzione. Un indice azionario globale può risultare in alcuni casi inadeguato per un investitore area euro, in quanto dato il peso molto rilevante dei mercati USA, UK e Giappone, comporta l'assunzione di un rischio di cambio molto elevato. Utilizzando più ETF è possibile costituire un portafoglio, comunque diversificato a livello internazionale, ma con un livello inferiore di esposizione valutaria. E' sufficiente infatti che il cuore del portafoglio sia rappresentato da un ETF con focus il mercato area euro e poi scegliere altri prodotti sugli altri principali mercati internazionali.

Infine, la disponibilità di somme superiori ai 1000 euro mensili, consente di implementare anche soluzioni molto sofisticate che adoperino anche un numero elevato di ETF (da 10 in sù). In questo caso si può pensare al portafoglio come separato in due componenti: una componente core, per la cui composizione si può fare riferimento ai precedenti suggerimenti, ed una satellite per effettuare degli investimenti attivi e mirati. Ad esempio è possibile sovra-pesare e "scommettere" sulle maggiori potenzialità di crescita nel lungo periodo di alcuni mercati emergenti quali la Cina o l'America Latina, tanto quanto di alcuni settori, ad esempio la tecnologia o il biotech, inserendo in portafoglio i relativi ETF. Il peso da attribuire alle due componenti all'interno del portafoglio può variare in base alle attitudini e alle finalità di ciascun investitore, anche se è comunque suggeribile che la parte core costituisca almeno il 60-70 per cento dell'intero portafoglio. 

Creazione del piano Replay

Creare un Piano di investimento in ETF con Replay è semplice e veloce.

1. Scegli gli ETF

Scegli e aggiungi al tuo piano gli ETF su cui vuoi investire mese per mese. Replay ti mette a disposizione la lista degli ETF più utilizzati dai clienti Fineco nei Piani di investimento, ma puoi aggiungere al tuo Piano qualunque ETF disponibile utilizzando il comodo ETF Selector o la ricerca per nome. Puoi scegliere, alle stesse condizioni economiche, fra tutti gli ETF disponibili quotati in Italia, Europa o America.

2. Scegli la modalità di investimento

Per Quantità: in questo caso fissi le quantità da acquistare mese per mese su ogni ETF (ad esempio 100 titoli dell'ETF A e 30 titoli dell'ETF B). Il sistema visualizzerà l'importo corrispondente alle quantità indicate, calcolato sulla base degli ultimi prezzi di chiusura disponibili.
L'importo effettivo nel giorno dell'investimento potrebbe essere diverso da quello indicato nel momento di attivazione del Piano, proprio a causa delle variazioni di prezzo degli ETF.

Per Importo: in questo caso indichi un importo di riferimento da investire mese per mese su ogni ETF. Questo importo non coincide esattamente con l'importo che verrà investito. Nel giorno di investimento, infatti, l'importo da te indicato viene diviso per il prezzo dell'ETF determinando le quantità intere da acquistare. Nella pagina di riepilogo visualizzerai sia l'importo richiesto sia l'importo stimato dell'investimento, ottenuto moltiplicando le quantità così calcolate per il prezzo di riferimento dell'ETF.

Con Bilanciamento: in questo caso non indichi l'importo da investire su ogni singolo ETF ma l' importo complessivo (in euro) che vuoi investire mediamente ogni mese attraverso il tuo Piano. Nel caso in cui nel Piano siano presenti ETF quotati in dollari, Replay effettuerà in automatico la conversione, a condizione che il servizio Multicurrency sia attivo, con saldo capiente. Puoi anche indicare, in un campo separato, un importo aggiuntivo da sommare a quello precedente soltanto per l'investimento in scadenza. A partire dall'investimento successivo a quello in scadenza verrà ripristinato il solo investimento mensile.
Devi inoltre indicare il peso % che ogni ETF dovrà avere sul portafoglio totale Replay (in termini di controvalore). Il sistema calcolerà in automatico e acquisterà mese per mese le quantità di ogni ETF necessarie a raggiungere la ripartizione % da te indicata e, una volta raggiunta, a mantenerla costante nel tempo. Per i dettagli sul calcolo delle quantità leggi le Norme operative relative al servizio.

ATTENZIONE: la ripartizione % non è riferita alla singola rata ma al peso che l'ETF deve avere a regime sul portafoglio Replay totale. Considera inoltre che, poiché il sistema non prevede la vendita di ETF ma soltanto il loro acquisto, è possibile che la ripartizione % da te indicata non venga raggiunta già dal primo investimento.

Impostazione per Quantità o per Importo?
Impostando il piano per Quantità hai la certezza di acquistare esattamente le quantità indicate, ma l'importo complessivo dell'investimento resta indefinito in quanto legato completamente all'oscillazione dei prezzi degli ETF.

Impostando il piano per Importo hai un controllo maggiore sull'esborso medio mensile, che raramente si discosterà di molto da quello da te indicato. La variabilità è però trasferita sulle quantità, che restano indefinite fino al giorno dell'investimento.
Consideriamo ad esempio un Piano con un solo ETF:
1) Caso impostazione per Quantità
Quantità richiesta: 5

Giorno di impostazione del Piano
Prezzo ETF = 10 euro
Importo stimato dell'investimento mensile (5*10) = 50 euro

Giorno dell'investimento mensile
Prezzo ETF = 11 euro
Importo effettivo dell'investimento (5*11) = 55 euro

2) Caso Impostazione per Importo
Importo richiesto: 138 euro

Giorno di impostazione del Piano
Prezzo ETF = 10 euro
Quantità intera corrispondente (138/10) = 13
Importo stimato dell'investimento mensile (13*10) = 130 euro

Giorno dell'investimento mensile
Prezzo ETF = 11 euro
Quantità intera corrispondente (138/11) = 12
Importo stimato dell'investimento mensile (12*11) = 132 euro

3) Imposta il giorno di investimento
Con Replay investi una volta al mese. Nella pagina di impostazione della data puoi indicare il giorno di investimento che preferisci tra le due alternative disponibili: all'inizio o a metà di ogni mese. Nel caso in cui il giorno 1 o il giorno 15 del mese cadano in un giorno festivo o in un giorno di Borsa chiusa, l'ordine sarà inviato il primo giorno di borsa aperta successivo.

Nota
: Gli ordini di acquisto dei diversi ETF presenti nel piano vengono inviati a mercato soltanto se, nel giorno programmato per l'investimento, TUTTE le borse sono aperte. In caso contrario, vengono riproposti il giorno successivo. 
 
4) Conferma il tuo Piano
Una volta attivato il Piano, Replay effettuerà l'investimento in automatico ogni mese, prelevando i fondi necessari direttamente dal tuo conto. Al momento dell'attivazione non verrà effettuato alcun addebito: la liquidità necessaria agli investimenti e al pagamento del canone mensile ti verrà infatti addebitata solo al momento effettivo dell'acquisto degli ETF.
Ricorda che in ogni momento puoi sospendere o interrompere definitivamente il tuo piano. Per maggiori dettagli sull'invio dell'ordine ti consigliamo di leggere le schede successive. 

Gestione e disinvestimento di un Replay

Con Replay hai la massima flessibità e libertà di gestione del tuo Piano di investimento. Fino a 5 giorni solari prima dell'invio dell'ordine (giorno "t") puoi infatti, senza costi aggiuntivi:

  • Aggiungere o eliminare ETF dal Piano
  • Modificare gli importi o le quantità investite in un singolo ETF
  • Sospendere il Piano
  • Eliminare il Piano

Fra il giorno "t-5" incluso e il giorno "t" escluso puoi soltanto sospendere o eliminare il Piano di investimento. Nel giorno "t" non puoi invece effettuare alcuna operazione.

In caso di sospensione del Piano, non verranno effettuati nuovi investimenti fino alla data di riattivazione. L' eliminazione del Piano di investimento non comporta la vendita degli ETF acquisiti ma semplicemente l'eliminazione di tutti i dettagli del Piano e l'interruzione definitiva degli investimenti periodici.

Se desideri smobilizzare tutto o parte degli ETF acquisiti attraverso il Piano di investimento ti basta immettere un normale ordine di vendita sul sito, attraverso la procedura e le commissioni ordinarie.  

Dettagli sulla gestione degli ordini

Per ogni ETF che compone il Piano, la procedura predispone un Ordine Programmato.
Nel Giorno d'Investimento (giorno "t"), FinecoBank verifica che sul conto corrente del cliente esista la disponibilità dell'importo necessario al regolamento di tutti gli Ordini Programmati previsti dal Piano d'Investimento per il giorno stesso.
Per tenere conto di eventuali aumenti del prezzo dell'ETF nel corso del giorno "t",  in fase di controllo della liquidità, il sistema considera  il prezzo di chiusura del giorno precedente aumentato del 3%. La Liquidità necessaria affinché gli Ordini Programmati vengano processati deve quindi essere almeno pari alla somma del controvalore presunto di tutti gli Ordini Programmati previsti dal Piano per il giorno "t".
Qualora dal controllo risulti che la liquidità disponibile sul conto corrente del cliente è inferiore alla Liquidità necessaria, tutti gli Ordini Programmati saranno rifiutati e riproposti il mese successivo. Non è previsto l'invio al mercato di una parte soltanto degli Ordini Programmati.

Invio degli Ordini Cumulativi al mercato
Una volta definito il complesso degli Ordini Programmati derivanti da Piani d'Investimento attivi, il giorno 1 e il giorno 15 del mese il sistema raggruppa tutti quelli relativi ad un medesimo ETF ed  invia al mercato ciascun Ordine Cumulativo in modalità a mercato con parametro "esegui comunque".

Gli Ordini Cumulativi sono inviati durante la fase di negoziazione continua, in un orario prestabilito dalla Banca.
L'Ordine Cumulativo, a discrezione della Banca, può anche essere inviato al mercato in più tranches.
Per ogni Ordine Cumulativo, la Banca registra i contratti eseguiti sul mercato e provvede ad attribuire ai clienti le quantità eseguite rispettando la priorità di ricezione degli Ordini Programmati derivanti dai Piani definiti dai clienti.
A tutti i clienti, all’interno della stessa giornata, verrà attribuito il medesimo prezzo, pari alla media dei prezzi di acquisto dei contratti conclusi.

Dettagli sulle modalità di invio dell'Ordine Cumulativo
Nel caso in cui l'Ordine Cumulativo sia eseguito solo parzialmente, la quantità acquistata verrà attribuita, al prezzo medio di esecuzione, ai clienti che avevano predisposto il Piano sulla base della priorità temporale di attivazione del Piano stesso determinata  dalla data e dall'ora di ricezione della relativa disposizione.
Le eventuali successive modifiche all'impostazione del Piano poste in essere entro il quinto giorno precedente al giorno "t", determinano la perdita della priorità acquisita in precedenza, che sarà aggiornata in base alla data e all'ora della suddetta modifica . Fra i giorni "t-5" e "t" non e' possibile modificare le quantità.
Le quantità non eseguite verranno riproposte ogni giorno nei 5 giorni di borsa aperta successivi a quello d'invio del primo Ordine Cumulativo (fino al giorno "t+5") e, nel caso di ulteriori eseguiti parziali, assegnate sulla base dello stesso criterio di priorità di ricezione dell'Ordine Programmato.

Costi del servizio Replay

Ogni Piano prevede il pagamento di un canone mensile variabile a seconda del numero di ETF scelti (a partire da 2,95€ al mese).

Agli investimenti periodici (operazioni di acquisto) non è applicata l'ordinaria commissione di negoziazione per ogni singolo ETF acquistato, in quanto sostituita dal canone mensile. Alle operazioni di vendita (che avvengono in tempo reale) vengono applicate le commissioni ordinarie previste per gli ETF.
A seconda del numero di ETF di cui si compone il tuo Piano rientrerai in automatico in uno dei 3 Piani base disponibili (One, Silver e Gold). Ogni Piano include un numero predefinito di ETF. Non vi sono limiti al numero di ETF che possono essere inseriti in un Piano.
 
Attenzione! Ogni ETF aggiuntivo, rispetto al numero predefinito previsto per ogni Piano, costa 2,95€. In ogni caso non devi preoccuparti della scelta del Piano perché Replay imposterà per te in automatico sempre il Piano più conveniente.

TABELLA ESEMPLIFICATIVA

N° ETF scelti Piano base applicato Costo mensile Piano base ETF inclusi nel Piano base ETF in piu' rispetto al Piano base Costo ETF aggiuntivi (2,95€ l'uno) Costo mensile totale
1 One 2,95€ 1 - - 2,95€
2 One 2,95€ 1 1 2,95€ 5,90€
3 Silver 6,95€ 4 - - 6,95€
4 Silver 6,95€ 4 - - 6,95€
5 Silver 6,95€ 4 1 2,95€ 9,90€
6 Silver 6,95€ 4 2 5,90€ 12,85€
7 Gold 13,95€ 10 - - 13,95€
8 Gold 13,95€ 10 - - 13,95€
9 Gold 13,95€ 10 - - 13,95€
10 Gold 13,95€ 10 - - 13,95€
11 Gold 13,95€ 10 1 2,95€ 16,90€
12 Gold 13,95€ 10 2 5,90€ 19,85€

Quali sono i vantaggi del Piano di accumulo?

Un PAC, acronimo di Piano di Accumulo del Capitale, è una forma di investimento che consiste nel versamento periodico di un somma di denaro all'interno di uno o più prodotti finanziari.


La finalità principale del PAC è quella di consentire di investire sistematicamente flussi di denaro, anche poco ingenti, che si rendono gradualmente disponibili nel tempo. Come tale si tratta di un prodotto ideale anche per piccoli investitori o per chi abbia comunque un flusso reddituale costante nel tempo, ad esempio dei flussi cedolari, da dovere impiegare in altre forme di investimento o semplicemente lo stipendio.
Di fatto un PAC possiede la duplice veste di prodotto di risparmio e di investimento, caratteristica questa che lo rende molto interessante anche in ottica pensionistica: ad esempio è possibile destinare mensilmente una quota del proprio stipendio ad un portafoglio di investimento predefinito, in modo da poter disporre, una volta terminata la fase di vita lavorativa, di un reddito previdenziale aggiuntivo.
Si tenga presente che investire anche piccole somme di denaro, ma in maniera costante e disciplinata, sui mercati finanziari permette comunque di accumulare nel tempo (da qui il nome di Piano di Accumulo del Capitale) valori interessanti. A titolo di esempio si consideri che chi avesse investito nell'indice Dow Jones Industrials, 10 dollari ogni mese negli ultimi 30 anni, si ritroverebbe ad oggi con un montante di circa 20.000 dollari... e senza tenere in considerazione i dividendi distribuiti nel periodo.

Diversificazione temporale

Dal punto di vista prettamente finanziario, il PAC si rivela molto interessante anche perché consente un ulteriore livello di diversificazione: quello temporale.
La possibilità infatti di non concentrare l'investimento in un'unica soluzione, e quindi in un unico momento temporale, permette di scongiurare l'eventualità di legare l'entrata sul mercato ad un timing sbagliato: si pensi a cosa sarebbe accaduto al capitale se si fosse concentrato l'investimento nella fine del '99 o nel primo trimestre del 2000.
Attraverso il PAC, invece, è possibile mediare nel tempo i prezzi di carico delle posizioni: di fatto in alcune occasioni si acquisterà a quotazioni di mercato basse ed in altre elevate, ma rappresentando ciascun versamento una quota minima del capitale che verrà complessivamente impiegato, il prezzo medio di carico, ossia la media dei prezzi di acquisto, non risulterà mai troppo elevato.
Chiaramente sarà impossibile acquistare sui minimi, ma si eviterà di comprare sui picchi di borsa, punto di centrale importanza data la finalità non speculativa di un PAC: di risparmio e crescita del capitale.

Il ribilanciamento del portafoglio

Come detto un PAC può avere come sottostante anche più di un prodotto finanziario, la cui scelta è direttamente determinata dalla decisione di asset allocation effettuata a monte del portafoglio.
L' asset allocation (si veda la scheda relativa), ossia la suddivisione del capitale investito tra le diverse attività finanziarie, rappresenta molto probabilmente la decisione più importante all'interno di un PAC, in quanto deve essere assolutamente coerente con il profilo di rischio-rendimento desiderato o con le finalità specifiche dell'investimento.
A causa però delle fluttuazioni dei prezzi, il peso delle diverse attività finanziarie contenute nel portafoglio tende a variare nel tempo, a volte anche in modo molto considerevole.
Se ad esempio un portafoglio fosse inizialmente costituito 60% azionario e 40% obbligazionario e durante l'anno le azioni guadagnassero il 10% mentre le obbligazioni perdessero il 10%, a fine periodo il portafoglio sarebbe costituito per circa il 65% di azioni e per approssimativamente il 35% di obbligazioni.

Diviene dunque necessario ribilanciare, ossia riportare il portafoglio all'originaria composizione, riducendo l'attività che si apprezzata e incrementando quella che ha perso di valore.
Nelle modalità di ribilanciamento esistono due differenti filosofie. La prima implica di intervenire sul portafoglio a scadenze prefissate, ad esempio ogni sei mesi o un anno. La secondo invece consiste nello stabilire uno scostamento massimo accettabile, oltre il quale effettuare il ribilanciamento.
Questo secondo approccio è forse preferibile in quanto assicura un migliore controllo del rischio: evita sia di effettuare operazioni marginali, sia che il portafoglio diventi molto sbilanciato rispetto alla scelta iniziale. E' bene però in questo caso che il cuscino entro il quale far fluttuare liberamente il portafoglio sia abbastanza ampio (10-20 per cento) in modo tale da non imporre interventi e transazioni troppo frequenti.
Cosa ancora più importante è però che, una volta decisa l'asset allocation e la legge di ribilanciamento, le si segua in modo assiduo e costante, senza modificarle nel tempo in base all'andamento dei mercati.